La Val di Mello è caratterizzata dall’ambiente tipico delle Alpi Retiche occidentali; il paesaggio è alpino, profondamente segnato da fenomeni di modellamento glaciale, che hanno dato luogo alla formazione di ampi circhi e di caratteristiche valli dal profilo ad U, separate da ampie creste granitiche, tra cui la Val del Ferro, la Val Qualido, la Val di Zocca, la Val Torrone e la Val Cameraccio, che confluiscono nella valle principale e dalle quali discendono numerosi torrenti con suggestive cascate.

Le quote vanno dai 1.000 m del fondovalle ai 3.400 m del Monte Pioda; questa grande escursione altitudinale determina la presenza di ambienti eterogenei di grande valenza paesistica e naturalistica, impreziositi da notevoli esempi di paesaggio antropizzato tradizionale, costituiti dalla combinazione tra aggregati rurali, prati, pascoli ed alpeggi.

Regolamento - Come comportarsi nella Riserva

Per preservare le caratteristiche della Riserva, sono previsti una serie di divieti ed obblighi di comportamento. In generale:

  • Rispettare la natura;
  • Non abbandonare rifiuti;
  • Obbligo di portare i cani a guinzaglio;
  • Divieto di caccia;
  • Divieto di raccolta della flora protetta;
  • Divieto di accensione fuochi;
  • Divieto di ingresso con biciclette;
  • Divieto di campeggio (su tutto il territorio comunale).
confini riserva val di mello

A seconda del grado di protezione della Riserva, sono previsti diversi divieti:

Fauna

La Riserva Naturale della Val di Mello ospita numerose specie tipiche dell’ambiente alpino.

Tra gli ungulati selvatici la specie più rappresentata è il camoscio; meno frequenti, seppur presenti, cervo e capriolo. Lo stambecco, a rischio estinzione dalle Alpi Centrali all’inizio del XX secolo, è stato reintrodotto dall’ex A.R.F. negli anni 80 del secolo scorso ed è oggi una presenza stabile nella Riserva.

Tra le specie tipiche della fauna alpina di origine boreale sono presenti il fagiano di monte, la pernice bianca, il francolino di monte, la civetta nana, la civetta capogrosso, la lepre variabile e la coturnice alpina.

Tra i volatili maggiormente presenti si trovano l’astore, lo sparviero, la poiana, il picchio nero, il picchio rosso maggiore, il picchio muraiolo ed il picchio verde. Nelle vallate principali si possono osservare anche piccole colonie di marmotta, che insieme ad altre specie presenti (quali gli sciuridi) costituiscono una delle basi trofiche per l’aquila reale presente nel territorio della Riserva.

Sono inoltre presenti la faina, la martora, la volpe ed il tasso.
La fauna ittica autoctona è ridotta alla trota fario.

Nelle faggete del versante esposto a sud è stata riscontrata la presenza del coleottero Rosalia Alpina, cerambicide indicato come specie prioritaria nell’allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE.

Flora

La Riserva Naturale della Val di Mello è un luogo singolare per la ricchezza paesaggistica e di biodiversità presenti al suo interno. Il 90% del territorio è occupato da habitat di interesse comunitario, e non mancano quelli prioritari, a forte rischio di scomparsa.

Nel fondovalle sono presenti macchie di ontano bianco lungo il corso del torrente Mello, settori freschi ad acero-frassineto, pascoli a larice, prati da fieno ed alcuni prati umidi. Risalendo sul versante solatìo si incontra un’estesa fascia di faggio a cui succedono popolamenti di conifere, costituite da peccete e lariceti, rododeti e pascoli alpini in parte ancora utilizzati. Sul versante ombroso si trovano popolamenti di conifere miste con abete bianco, a cui succedono lariceti, estesi cespuglieti ad ontano verde, rododeti e pascoli magri in abbandono. Complessivamente circa un quarto della Riserva Naturale è coperto da boschi. Di notevole interesse è il Pianone di Zocca, piana alluvionale interna ad un circo glaciale della valle omonima, a circa 2.170 m di quota, e le stazioni di Drosera rotundifolia che si trovano in piccole torbiere intermedie presso l’Alpe Pioda a circa 1.530 m s.l.m. ed in Val Qualido a circa 1.650 m s.l.m. .

Nel fondovalle si trovano alcuni alberi ‘monumentali’ di faggio, larice e abete bianco.

La Risorsa Idrica

La Val di Mello è caratterizzata dall’abbondanza di acqua, la cui forza vitale è rappresentata dalle spumeggianti cascate che scorrono lungo le valli laterali.
Localmente, drenati da millenari accumuli franosi ormai rivestiti da vegetazione e foreste, compaiono limpidi rivoli nati da polle di risorgiva, che garantiscono la sopravvivenza di una moltitudine di forme di vita adatte alla calma dei meandri.

Le numerose torbiere diffuse alle varie quote della valle sono una riserva preziosa di acque e biodiversità.

Architettura Alpina

La Valle di Mello deve il proprio nome agli abitanti del paese Mello (distante circa 20 km dall’omonima Valle), i ‘Melat’, che la colonizzarono per primi per sfruttarne gli alti pascoli.

Nel fondovalle sono presenti a Ca’ Rogni, Panscer, Cascina Pian, Cà di Scuma e Rasica, nuclei abitativi storici in cui sono ancora visibili scorci delle antiche costruzioni realizzate in pietra, che fungevano come punti d’appoggio degli alpeggi in quota, e consentivano anche di prolungare la stagione, grazie ai ricchi pascoli del fondovalle.

A testimonianza dell’antica presenza dell’uomo sui pascoli rimangono numerosi fabbricati d’alpeggio, alcuni dei quali allo stato di rudere, altri mantenuti in discrete condizioni dalle ristrutturazioni che si sono susseguite negli anni. Tra questi si ricordano la Casera di Zocca, la Cantina di Zocca, la Casera di Pioda, la Casera Cameraccio, Casera Mezzola e la Casera Arcanzolo.
Lungo tutto il fondovalle ed a quote intermedie verso gli alpeggi, sono ancora intatti i caratteristici ‘camer’, grandi massi parzialmente murati per il ricovero del personale, del bestiame e per la lavorazione del latte, testimoni di una attività zootecnica di montagna arcaica che si è protratta fino agli anni ’60.

Suggestivo simbolo dell’ adattamento dell’uomo anche alle condizioni più impervie è il ‘Camarun’, o ‘stalla ovale del Qualido’, nell’omonima Val Qualido, la valle alterale della Val di Mello più impervia di tutte. ‘Camarun’ è il termine accrescitivo di ‘camer’; la stalla, di forma ovale, scavata sotto una ciclopica lastra di granito, è lunga una ventina di metri , alta nel punto più alto quattro metri e larga circa sette. Rifinita con un pavimento in acciottolato dotato di scoli per i liquami, poteva ospitare alcune decine di vacche.

Alpeggi

La Valle di Mello è stata storicamente caratterizzata dalla presenza di numerosi alpeggi, pascolati da numerosi capi di bestiame, come segnala Mario Songini ne ‘La Val Masino e la sua gente’ (Sondrio, aprile 2006): 170 capi all’Alpe del Ferro, 60 all’Alpe Qualido, 50 all’Alpe Zocca, 50 all’Alpe Pioda, 60 all’Alpe Cameraccio, 20 all’Alpe della Remoluzza, 45 all’Alpe della Romilla, 25 all’Alpe Tremola, 30 all’alpe di Mezzola e 30 in quella di Arcanzolo.

Con lo spopolamento delle zone rurali e l’abbandono della montagna, la maggior parte di questi alpeggi sono stati abbandonati e laddove c’erano distese a pascolo alpino, si sono sviluppati vegetazione incolta e boschi.
Attualmente sono ancora gestititi e pascolati i due alpeggi di proprietà ERSAF ‘Alpe Pioda, Remoluzza, Cameraccio’ ed ‘Alpe Zocca’ 

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Cenni Storici

Molto interessante dal punto di vista alpinistico, la Val di Mello ha dato i natali alla nuova corrente alpinistica nata alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, il ‘Sassismo’, movimento di libera arrampicata formato da un gruppo di giovani scalatori ispirati dalle performance e dalle idee diffuse dagli alpinisti della California. Il Sassismo nasce dalla voglia di arrampicare senza vincoli e costrizioni, liberi sia dalle corde che dalle regole e dagli schemi, in comunione con l’ambiente circostante, cercando e creando vie fino ad allora inesplorate.

La Val di Mello, grazie alla disponibilità di pareti e massi di roccia granitica disposti a quote comprese tra i 1000 ed i 1500 m s.l.m., facilmente accessibili, diventa uno dei ‘templi’ dell’arrampicata. Negli anni si succedono arrampicatori che arrivano da tutto il mondo per ripetere vie d’arrampicata ormai storiche. Tra le vie più famose si ricordano ‘il Precipizio degli Asteriodi’, ‘Oceano irrazionale’, ‘luna nascente’ e ‘Polimagò’.
Sulle pareti soleggiate, senza le tensioni derivanti dall’alta quota, gli scalatori si possono dedicare allo ‘studio’ del gesto necessario per superare passaggi particolari, anche in libera.

Laboratorio del gesto sono i numerosi massi erratici del fondovalle (alti 7/8 m), dove si possono imparare tecniche di arrampicata in libera in tutta sicurezza, che portano ad un progresso nelle difficoltà superabili in parete. Si sviluppa così una linea d’arrampicata autonoma da quella classica, che prenderà in seguito il nome ‘Bouldering’.

Per saperne di più:
storia dell’alpinismo in Val Masino
vie storiche in Val di Mello